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Premio di Poesia "Tele di Versi" Città di Monreale 2024

Ultimo aggiornamento: 03 Marzo 2025
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:

La Giuria ha stilato una rosa dei finalisti.


Bertasini Jennifer Polvere Di Luce Carollo Bernardo Conca D’oru Di Ruocco Vittorio Arde La Fiamma Della Liberta’ Dottore Grazia Grido Di Liberta’ Iemmi Marco Il Ladro Del Sole Lo Bianco Lucia Canto Di Carusi Lupica Spagnolo Salvatore Porta Nuova Mazzucchelli Norberto Vanno I Poveri Carusi Perasso Nicola Poesia In Fondo Al Pozzo Purpura Giovanni Palermo Amore Infinito Purpura Giuseppa Autunno Redaelli Giulio Autunno Ruscitti Claudia Lacrimano Le Palme Tessitore Giovanni Battista Ode Ai Vespri Vertuani Veruska I Carusi Di Gessolungo
Risultati

Nel corso della cerimonia di premiazione avvenuta giorno 2 marzo 2025 a Monreale, sono state rese note le decisioni della Giuria.


1° classificato Vittorio Di Ruocco per “Arde la fiamma della libertà”
2° classificato Lucia Lo Bianco per “Canto di carusi”
3° classificato ex aequo Jennifer Bertasini per “Polvere di luce” Giuseppa Purpura per “Autunno”


Menzioni di merito

Nicola Perasso per “Poesia in fondo al pozzo”
Bernardo Carollo per “Conca d’oru”
Marco Iemmi per “Il ladro del sole”
Veruska Vertuani per “I carusi di Gessolungo”
Grazia Dottore per “Grido di libertà”
Giovanni Purpura per “Palermo amore infinito”

Opere vincitrici

I classificato
Arde la fiamma della libertà (di Vittorio Di Ruocco)

Cadono gli uomini e il sangue sul sagrato
non placa la vendetta orba e crudele.
L’anima di Drouet è già volata
nel regno imbalsamato delle ombre:
gli resta da rimpiangere la vita
e forse ancora un flebile ricordo.

Arde la fiamma della libertà
s’abbatte come scure a cancellare
l’ultimo empio oltraggio alla bellezza.
C’è ancora luce sopra la città
e s’alzano le grida disperate
si ammassano le anime indifese
nell’ora del crepuscolo dolente.

E non c’è pace per gli usurpatori
trema la terra e brillano le lame
al sole ancora acceso del tramonto:
è il tempo velenoso della morte.
La caccia all’angioino è cominciata
la nemesi implacabile travolge
la vile tracotanza dei soldati
la “mala signoria” che impallidisce.

L’ora della sentenza è ormai vicina
dal popolo un vessillo s’è levato
ha impresso il volto della dignità.

II classificato
Canto di carusi (di Lucia Lo Bianco)

È stato forse il cielo o la nuda terra
a generare questa carne offesa
che brucia al sole dell’inferno
e gela nelle caverne della notte,
ma la mia pelle grida quando
la frusta s’avvicina e cerca vesti
per cancellare il marchio dello zolfo.
Siamo carusi, piegati a mezzo
nei cunicoli più oscuri, la testa
calva, rasata come agnelli,
quasi sfiora la terra e i propri piedi.
Come lucertole strisciamo forte il suolo
e ricerchiamo la luce che scompare
e con la polvere viviamo in questo corpo
che nudo e sporco ha perduto l’avvenire.
Ma c’è un giardino comparso dentro i sogni
ch’ è colorato con l’azzurro all’orizzonte
e sa di miele lo zucchero dei campi
che chiari e limpidi si aprono al cammino.
E poi arriva, amaro più del fiele,
il buio risveglio sopra i cumuli di zolfo
e non c’è luce nell’inferno sconosciuto,
non c’è finestra che si apra nel mattino.
E ci rimane il sapore immaginato
che fantasia ha costruito nella mente
e ci vestiamo al chiarore della luna
che osserva ignara del destino che ci aspetta.

III classificato ex aequo
POLVERE DI LUCE (di Jennifer Bertasini)

“Piccona, solleva, trasporta!” –
su vertebre di schiena ritorta
gravano massi di sfruttamento:
a esacerbare il tormento

di Sisifi nudi e sudati
(mai debitamente pagati).
“Trasporta, piccona, solleva!” –
sull’orizzonte si eleva

fumo di zolfo bruciato
da camini sottili e pallidi
(ancor più di cenci squallidi
su un corpo emaciato).

“Solleva, trasporta, piccona!” –
è il capomastro che intona
un lugubre canto ritmato
a ombre ricurve destinato.

Piedi scalzi, a passo macilento,
scalciano polvere nel vento;
i polmoni, nel petto incavato,
a stento raccolgono il fiato.

Scie di lacrime, saliva, sudore
su gote infiammate dal calore
evaporano nell’aria riarsa.
Mai di riposo è apparsa

la speranza per i carusi –
né di sollievo dagli abusi.
Se si stracciano le vesti,
se ne abbandonano i resti;

collassare contro un muro
è punito a muso duro:
da lanterne, delle fiammelle
vengon accostate alla pelle.

Da un Cocito paradossale
calore, non ghiaccio, t’assale,
si arranca sino all’uscita:
è l’unico istante in cui la vita

appare, d’un soffio, diversa:
la luce negli occhi si riversa…
E brillano, in pupille dilaniate,
granelli di realtà immaginate.

III classificato ex aequo

AUTUNNO (di Giuseppa Purpura)

Come fragili foglie
al vento d’autunno,
si posa lieve
in fondo al cuore
nuova malinconia.
Sul lungo viale alberato
le anime verdi
dicono addio
al loro stanco vestito
sotto una leggera pioggia
mentre i passi di solitarie
ombre scivolano sul selciato
avvolte nella propria esistenza
di anime inquiete.

Risultati di tutte le edizioni del concorso:
Premio di Poesia "Tele di Versi" Città di Monreale 2024 
 
 
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